Nell'atmosfera si ha circa 0,04% di anidride carbonica, ovvero 418 ppm (parti per milione) era 0,03% prima dell'era industriale (280 ppm), quindi l'aumento è stato del 0,01% dovuto all'attività umana.
In un ambiente chiuso per legge si può avere 1000 ppm di anidride, con il limite di 2000 ppm. Sotto la mascherina chirurgica, dopo 20 minuti di respirazione senza attività motorie, nè intellettive la concentrazione sale tra le 13000 ppm con mascherina chirugica e le 13750 ppm con mascherina ffp2.
L'eccesso di anidride carbonica è causa di mal di testa, scarsa forza ed energia disponibile, sia essa da impiegare per sforzo fisico o attvità intellettive.
Il protocollo di Kyoto vuole ridurre le emissioni di CO2, per quella variazione da 280 ppm a 418 ppm, ma l'OMS e i governi hanno imposto le mascherine che impattano sul nostro organismo generando una concentrazione oltre 13 volte superiore a quella consentita per legge. Soprattutto l'hanno imposta ai nostri figli che in età scolare non hanno un apparato respiratorio ancora sviluppato come quello degli adulti.
Basta guardare chi ha studiato medicina... hanno fette di prosciutto "quadruple" sugli occhi... e comunque lo studio istituzionale non è più studio ma indottrinamento..
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Tutto molto greennnnnnn...
Falcon goes in for the kill… Oh, wait!
A female captive falcon in which its owner is trying to get a mate for
just some lads, being fellows
Vi sblocco un ricordo
Il 7 dicembre 1981 (e non 1980, come erroneamente scrisse il blog di Grillo) il comico allora 33enne era a Limone Piemonte ospite di amici, i Giberti. C'era il 45enne Renzo, vecchio sodale, ex calciatore del Genoa, sua moglie Rossana Guastapelle, 33enne, e i figli Francesco di 9 e Cristina di 7.
Dopo pranzo decisero di andare a godersi qualche ora di sole a Col di Tenda, a quota duemila, dove c'era una baita (Baita 2000) raggiungibile da una strada stretta e non asfaltata. Col di Tenda era un'antica via romana, tra la Francia e la Costa ligure, che per secoli era stata attraversata da eserciti e mercanti: in pratica una sterrata militare che porta ad antiche fortificazioni belliche.
LA DINAMICA
L'idea fu di Grillo, e pazienza se la strada era rigorosamente chiusa al traffico perché pericolosa. La Range Rover di Giberti aveva problemi e non partiva. La Chevrolet di Grillo era nuova, ma quel viaggio fu comunque una follia: era una strada d'alta quota non asfaltata, e non per caso altri amici - e un'opportuna segnaletica - l'avevano vivamente sconsigliato. È tutto agli atti. Grillo pensava di potercela fare. A poche centinaia di metri dall'arrivo, il cane iniziò ad abbaiare, così Carlo e Monica scesero per fargli fare una passeggiata.
Lo schianto è di poco dopo: la strada divenne un lastrone di ghiaccio e l'auto iniziò a scivolare all'indietro, urtò una grossa roccia, ruotò e precipitò nel burrone. Il comico si lanciò d'istinto fuori e si salvò. I Giberti e il figlio morirono. L'amico Mambretti si salverà dopo una lunga degenza. Sconvolto, Grillo si rifugiò nella casa di Savignone che divideva col fratello. Il processo di primo grado fu nel 1984. Emblematico l'interrogatorio in aula: «Quando si è accorto di essere finito su un lastrone di ghiaccio con la macchina?»; «Ho avuto la sensazione di esserci finito sopra prima ancora di vederlo»; «Allora non guardava la strada».
Il 21 marzo, dopo una lunga camera di consiglio, Grillo venne assolto dal tribunale di Cuneo con formula dubitativa, la vecchia insufficienza di prove: questo dopo aver pagato 600 milioni alla piccola Cristina di 9 anni, unica superstite della famiglia Giberti. La metà dei soldi - una cifra enorme, per l'epoca - furono pagati dall'assicurazione: «La stampa locale, favorevolissima al comico, gestì con particolare attenzione la fase del risarcimento» ha raccontato un collega genovese.
Il Secolo XIX, quotidiano locale, s’ infiammo con un lungo editoriale a favore dei giudici e dell'avvocato difensore, ma l'entusiasmo fu di breve durata: l'accusa propose Appello e venne fuori la verità, ossia le prove: il pericolo era stato prospettato anche da una segnaletica che nessun giornalista frattanto era andato a verificare. La strada in effetti era chiusa al traffico.
IL VERDETTO
La Corte d'Appello di Torino, il 13 marzo 1985, lo condannò a un anno e quattro mesi col beneficio della condizionale, ma col ritiro della patente: «Si può dire dimostrato, al di là di ogni possibile dubbio, che l'imputato, risalendo la strada da valle, poteva percepire tempestivamente la presenza del manto di ghiaccio (…). L'esistenza del pericolo era evidente e percepibile da parecchi metri, almeno quattro o cinque, e così non è sostenibile che l'imputato non potesse evitare di finirci sopra», sicché l'imputato «disponeva di tutto lo spazio necessario per arrestarsi senza difficoltà», ma non lo fece, anzi, decise «consapevolmente di affrontare il pericolo e di compiere il tentativo di superare il manto ghiacciato. Farlo con quel veicolo costituisce una macroscopica imprudenza che non costituisce oggetto di discussione».
Non andrà meglio in Cassazione, l'8 aprile 1988: pena confermata nonostante gli sforzi dell'avvocato Alfredo Biondi, poi inserito da Grillo nella lista dei parlamentari condannati e dunque da epurare; sua colpa, un reato fiscale depenalizzato e sostituito da un'ammenda. Ma per Alfredo Biondi, almeno, il diritto all'oblio esiste di sicuro: è morto 29 giorni fa.